L'umore non era dei migliori quel giorno. Il sole bruciava le case e faceva fumare le strade d'asfalto nero, ma io ero costretto come ogni mattina a presentarmi ...Leggi tutto
Cheesecake
Non ero a dirla tutta molto bravo in cucina, ma un giorno finii come al mio solito per vantarmi delle mie grandi capacità, e finii sciaguratamente per incappare nel tranello che mi avevano teso alcune amiche.
Luca, ma se sei così bravo a cucinare, perché non ci fai un’ottima cheesecake per domani?
Sei sicura di volermi mettere alla prova con una sfida così semplice?
Chissà perché ostentavo quella sicurezza quando sapevo di non avere alcuna idea su come fare la cheesecake…
Certo, in fondo se sei così bravo come dici una ricetta vale l’altra per te, quindi perché no, facci pure una Cheesecake che siamo tutte molto curiose di assaggiarla.
E va bene, se proprio volete avvantaggiarmi così tanto vi preparerò questa torta, ma occhio, poi non potrete dire che non sono un cuoco provetto!
Tornato a casa, rimasi per qualche istante a contemplare quella sfida. “Una cheesecake” ripetevo tra me e me “già, una cheesecake”…”già, ma come cavolo si fa una cheesecake?”
Corsi a consultare internet per la ricetta. Ce ne erano diverse, cambiavano di poco ma una cosa era certa: la ricetta di base non era per niente semplice, non per me che tutto ero, tranne che un cuoco provetto!
Il panico cominciò timidamente a farsi strada.
Ma come cavolo la faccio una cheesecake porca miseria, che stupido che sono!
Non avrei potuto neanche chiedere aiuto a mia mamma in quel caso (e lei si che era davvero brava a cucinare e a preparare torte fantastiche) perché era via per il fine settimana con mio padre e nulla, davvero nulla mi avrebbe potuto salvare.
Poi d’un tratto mi resi conto che si, una speranza c’era. Avevo letto da qualche parte che recentemente in città avevano aperto una pasticceria che si era specializzata nella realizzazione di torte anche molto insolite rispetto a quelle tradiizonali. Corsi di nuovo al computer e setacciai la rete alla ricerca di tutto ciò che poteva ricondurmi a quella pasticceria.
Vedrai che hai capito male, non c’è nessuna pasticceria e tu sei fregato. Si si, tu sei proprio fregato caro mio…
Non facevo altro che insultarmi per la figuraccia cui andavo incontro, fissando il monitor del computer in totale apprensione, quando a un certo punto mi fermai su un risultato del browser.
Eccola! – esultai – è a soli venti minuti da qui, meglio prendere la bici!
Trionfante e con il cuore gonfio di gioia all’idea di farla franca, corsi giù dalle scale, infilai le prime scarpe che trovai nel guardaroba e mi fiondai di corsa verso la strada.
Pedalavo con tutta la forza che avevo, in fondo il tempo che avevo era poco (si avvicinava l’orario di chiusura) e il giorno dopo era domenica, quindi nessuna possibilità oltre quel tardo pomeriggio per rimettere a posto le cose. Schiavai due signori a passeggio con il loro cane e anche gli improperi che mi lanciarono, poi forai, chiusi la bici e mi lanciai di corsa verso la fine dell’isolato.
“Ma dove cavolo è, non mi sarò mica perso!” pensai, quando arrivai a un vicolo cieco. Poi mi ricordai che era la parallela, dovevo svoltare alla parallela! Tornai indietro, sentivo uno stadio incoraggiarmi come durante i 100 metri mentre mangiavo l’asfalto con le mie scarpe (che non erano neanche da corsa poi, e che male a correrci!), e ripresi la giusta direzione.
Mi resi subito conto che trovare quella benedetta pasticceria era più difficile di quanto potesse sembrare, anche perché conoscevo poco la zona e mi sembrava che tutte le vie si assomigliassero.
“Ma dove cavolo sei” dissi rivolgendomi sconsolato alla pasticceria fantasma. Chiesi a tutti quelli che incontravo informazioni, ma nessuno sembrava saperne niente, fino a che un signore piuttosto anziano mi indicò l’angolo alla fine della via.
Corsi con tutte le mie forze fin laggiù, dove l’anziano mano del signore mi aveva detto di andare, ed eccola la vetrina della speranza mi si rivelò in tutta la sua “dolcezza”.
Una volta arrivato fuori dalla pasticceria, notai subito il suo stile peculiare, molto americano negli esterni, davvero un bel locale dove fermarsi a prendere una torta.
Una volta entrato nel locale, nessuno, a parte un’anziana signora, mi aspettava da dietro al bancone.
Buonasera, la prego, mi dica che avete ancora delle cheesecake – ma la signora non doveva sentirci molto bene, così le richiesi nuovamente, con tutta la fretta che avevo in corpo – delle cheesecake signora, delle cheesecake.
Torta di mele?
Rifiatai perplesso.
No signora, delle cheesecake, quelle torte al formaggio americane, ha presente, mi sembrava di aver letto che…
Ma il mio sguardo venne catturato dall’ultima presenta in fondo alla vetrina del bancone.
Quella! Eccola lì, quanto le devo?
La cifra non mi lasciò insensibile, diciamo. Pagavo a caro prezzo la mia sfacciataggine, e un po’ me lo meritavo.
Una volta presa e confezionata la torta, confezione che avrei fatto bene attenzione a far sparire dalla “scena del crimine” del mio salotto, tornai a casa felice all’idea che forse, anche questa volta, l’avevo fatta franca.
Il giorno dopo le altre arrivarono, e ad aprire le danze fu proprio Lucrezia. Mastico la prima forchettata lentamente e con attenzione, io rimasi in sospeso qualche istante, fino a quando non i esternò tutti i suoi complimenti.
Buonissima! Ma come hai fatto a fare una torta così buona e delicata? Davvero, non è così facile come si può pensare .
Eh lo so, sai stavo giusto per dirtelo io, ma cosa vuoi, quando c’è il talento…
Le altre a loro volta assaggiavano la torta mostrandosi particolarmente compiaciute, ma anche divertite, particolarmente divertite. Non capivo il perché di certe risatine sotto i baffi, così chiesi per quale motivo si stessero divertendo così tanto.
Ah no niente, ci era venuta in mente una cosa, è che sai, così dal nulla, fa molto ridere!
Lucrezia era quella che rideva più di tutte, lì per lì non capivo perché, poi mi resi conto che la disfatta era prossima. Sul bordo, piuttosto basso della torta, era incisa, lì dove non si erano servite, una piccola scritta in cioccolato, “La tua prima cheesecake”.
Lì per lì non seppi cosa dire, poi le guardai attonito.
Avevamo qualche dubbio che fossi il solito scemo – disse lei con tono affettuoso – e così abbiamo provato a metterti alla prova. Sai, quella pasticceria, l’unica della zona che poteva salvarti, è di mia zia, è bravissima a fare qualunque genere di dolce e così ci siamo dette che potevamo escogitarti un bel tranello, per vedere se ci cascavi, e ci sei cascato! Complimenti, per essere la prima volta che fai una cheesecake, è davvero molto buona!
E detto questo, scoppiarono in una fragorosa risata che finì per atterrirmi. Lì per lì mi sentii uno stupido, ma poi vidi nei loro sguardi che le avevo particolarmente divertite e soprattutto mi ricordai che quando avevo sentito parlare di quella pasticceria, ero proprio con loro!
Quindi voi avevate già capito tutto…?
Proprio così, scemo di uno scemo!
Non è stato proprio un bellissimo scherzo, ma me la sono andata a cercare immagino…
Eh si, e non sai quanto ci siamo divertite quando mia zia ci ha raccontato di che faccia avevi appena entrato in pasticceria! “Sembrava uscito da un autolavaggio” continuava a ripetere, mimando il tuo viso e quanto fossi sfatto dalla corsa.
Lasciate perdere, ho pure forato!
Colpa tua, così impari a raccontarci tutte quelle storie. A noi piaci così, pasticcione!
Rimanemmo lì ancora per qualche ora, a chiacchierare e a raccontarci le tante storie e aneddoti connessi alla mia abitudine di spararla un po’ grossa, diciamo così. Devo dire che erano state davvero delle ottime amiche, in fondo mi avevano insegnato che non ero ciò che dicevo di essere, e che andavo bene così. Anzi, andavo molto bene così. In fondo non mi ci vedevo con il cappello da chef, né chissà quanto tra i fornelli di mia mamma in cucina.
E se ci mettessimo a fare una cheesecake per davvero? – chiesi loro, non volevo che se ne andassero subito, mi ero affezionato e poi i miei sarebbero tornati solo qualche ora dopo.
Va bene, ma guarda che poi devi lasciarla diverse ore in frigo, non pensare di poterla mangiare subito o che ci si metta poco a prepararla!
No va bene, però dai, mettiamoci a farla, sarà come la prima volta per me, anzi, sarà davvero la prima volta che farò una torta…
Tafaz
35 anni
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