L'umore non era dei migliori quel giorno. Il sole bruciava le case e faceva fumare le strade d'asfalto nero, ma io ero costretto come ogni mattina a presentarmi ...Leggi tutto
Il bosco e i suoi amici
La prima volta che vidi un cervo non ero in qualche riserva particolare o speciale, no, assolutamente. Ero in montagna a passeggiare, con i miei due figli.
Ci fermavamo ogni tanto a osservare uno scorcio, un panorama, mentre il sentiero si inerpicava e le rocce, i muschi, i funghi ci tenevano compagnia.
Papà, tu un tasso lo hai mai visto?
No, mai Giulio.
E un cerbiatto?
Neanche lui, mai incontrato nei miei giri su e giù per i boschi.
E i camosci papà, i camosci li hai mai incontrati?
Davvero no, mi mancano anche loro.
Insomma Papà, niente, neanche un cervo?
Eh, lui poi è proprio il re del bosco! No, non l’ho mai incontrato.
Uffa, e quindi non li incontreremo mai neanche noi?
Non è detto, sicuramente non li incontrerai se farai tutto questo chiasso Giulio.
Matilde ci seguiva più taciturna, a lei piaceva soffermarsi a guardare tra le felci e gli arbusti tutto ciò che di piccolo e impercettibile si muoveva. Osservava in che modo muschi e licheni tappezzavano le grandi rocce silenziose, rese umide dalla penombra boschiva, e lanciava oltre quei grandi massi il suo sguardo, verso i punti in cui la foresta di apriva ai raggi solari.
Abbiamo ancora un bel po’ di strada da fare bambini, mancherà una mezzora alla malga.
Uffa, ma io ho fame!
Si Giulio, anche noi. Dai, fermiamoci un attimo, ho qui dei crackers.
Eravamo stanchi, un po’ provati dalla lunga camminata nei boschi, ma anche grati per quello spettacolo che ci rendeva così felici e rilassati, all’ombra del grande bosco.
Seduti su uno di quei grandi massi tanto cari a Matilde, guardammo oltre la vegetazione. Dagli alberi si apriva un sentiero che andava curvando verso un verde prato. Ci avremmo messo ancora un po’ a raggiungerlo, per quello la pausa ci serviva davvero, dovevamo rimettermi in forze prima di proseguire (e poi i due marmocchi non si erano ancora fatti, le lamentele croniche sarebbero state proprio dietro l’angolo…).
Mentre mangiavano e chiudevamo un po’ gli occhi, tendevamo l’orecchio verso la foresta. Solo uccelli in coro e qualche fruscio del vento, ma nulla che sembrasse distaccarsi da questo. A un certo punto però, sentimmo un legnetto spezzarsi pochi metri più a valle. Sporgendoci leggermente da fuori il masso, guardammo con circospezione e ci accorgemmo, con uno stupore raro, che quel cervo di cui mi chiedeva poco prima Giulio era apparso quasi magicamente. Chissà, magari ci aveva seguito già da un po’, non potevamo saperlo; l’unica certezza era che ora si palesava davanti a noi in tutta la sua maestosità e magnificenza, e a noi, senza fiatare, non restava che osservarlo timidamente.
Già, ho detto senza fiatare.
Guarda Papà un cervo! – gridò Giulio a squarciagola.
Quello si voltò guardandoci con aria perplessa, e con soli tre balzi scomparve dalla nostra vita, elegante così come ci era apparsa.
Si Giulio, lo avevo visto il cervo finalmente, ma così lo hai fatto scappare!
Non è che lo rimproverai per davvero, ma mi parve che anche Matilde, già allora di poche parole, lo stesse guardando severamente.
Tu cosa dici Mati?
Dico che lui ha più paura di noi, che tutti gli animali sanno restare dentro di sé un po’ piccoli come noi, e che è la prima volta che vediamo un cervo ed è capitata a tutti noi insieme.
Come sempre, Matilde aveva il dono della sintesi e lo esercitava, però era vero. La prima volta è un momento molto particolare, molto toccante o emozionante, a seconda di come ci si affaccia ad essa. Non c’è un’unica prima volta, ce ne sono tante, e ognuna a modo suo è sempre la prima. Quel giorno per me fu senza dubbio la prima con i miei figli, la prima volta in cui, camminando nel bosco, vedemmo un cervo maestoso, il re della foresta in persona, palesarsi davanti al nostro sguardo, arricchendo le nostre vite con il suo profilo regale e le sue lunghe corna.
Da quel giorno, seguirono diversi racconti, a tavola o con amici, di quel momento così magico e insolito, tante risa nel raccontare la reazione di Giulio e la composta Matilde, tanti momenti in cui il ricordo si sovrapponeva a quello e ci spronava a tornare nel bosco, per lasciarci sorprendere dalle sue maestose sorprese.
Ci tornammo poi da quelle parti; il bello della montagna era girare, cambiare posti, ma ci tornammo più di una volta, eravamo curiosi di vedere se il cervo si sarebbe mostrato, e la verità è che ci ricapitò, proprio così; fummo così fortunati da avere un’altra sorpresa, incontrando quel maestoso animale proprio nello stesso punto della foresta, solo un po’ più in alto. Era come se ci aspettasse, per farci rivivere il piacere di quell’incontro. Giulio fece molta attenzione a non dire nulla, e così Matilde, sulla quale comunque non c’erano dubbi. Rimanemmo a contemplare quel momento di nuovo, per alcuni interminabili istanti, fino a quando non se ne andò nuovamente, stavolta senza correre, senza fretta. Quella si che fu davvero una nuova prima volta, un rinnovarsi di piacere ed emozioni.
Mi piace ricordarla così, quella prima volta, come un ritorno sempre nuovo nello stesso, magico posto.
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