L'umore non era dei migliori quel giorno. Il sole bruciava le case e faceva fumare le strade d'asfalto nero, ma io ero costretto come ogni mattina a presentarmi ...Leggi tutto
Sangue e inchiostro
Tutti abbiamo le nostre prime volte. La prima volta in cui, venendo al mondo, vediamo la luce, respiriamo, la prima volta in cui stiamo in piedi, il nostro primo bacio, il nostro primo amore, il nostro primo figlio.
Ma qual è la vera prima volta? Quella prima volta che lascia un indelebile segno? Quella prima volta che si contraddistingue nell’insieme “Prime volte”?
Ci ho pensato molto e credo che questa sia una domanda con una risposta non immediata, non di facile e pronta soluzione. Ogni prima volta è importante a modo suo; infatti è certamente correlata al fatto, ma ogni prima volta è emozionante e lascia, in ciascuno di noi, un ricordo più o meno vivido, più o meno importante!
Quindi ho deciso non di narrare una “prima volta”, ma di viverla “la mia prima volta”, di viverla con te, Lettore, che leggi le mie parole. E’ questa la mia importante prima volta, questa in cui divento scrittrice e narro della mia grande passione qual è la scrittura.
Cosa significa realmente per me scrivere?
Quando prendo una penna tra le mani e ho dinanzi l’intero foglio bianco, non provo alcuna paura. Proprio come quando un nuotatore trova di fronte a sé una piscina ed è in procinto di tuffarvisi. Mi sento serena, mi sento a casa, so che nulla è forzato, posso riempire il foglio con le mie parole, con disegni, con pensieri liberi.
Non può accadere nulla di male, proprio come il nuotatore, non andrò a fondo, qualsiasi possa essere il mio movimento, arriverò all’altra sponda. Certo, alcune considerazioni sono migliori di altre, alcune volte i miei pensieri hanno davvero una forma perfetta, alcune volte mi stupisco di come le parole si dispongano successivamente l’una all’altra in modo da dar vita a un pensiero, che, agli esordi, in fase di elaborazione mentale, mai avrei creduto potesse essere cosi profondo, così reale.
Certo, altre volte ancora, ho in testa farraginosi pensieri, che sento di dover elaborare ed esternare, ma è molto difficile e quindi, dopo vaghi e inutili tentativi, li lascio offuscati nella mia mente.
Sono come i semi di un potenziale bellissimo fiore, ma non sono nella stagione giusta per germogliare.
Forse ai più sembreranno vaghe e insignificanti parole, inconsueti e inconcludenti pensieri, ma quando lascio libero spazio alla scrittura, vorrei trascinare con me, nel meraviglioso turbinio delle parole, chi mi legge.
Non voglio scrivere per avere fama. Non mi ritengo, infatti, né una brava scrittrice, né un’ottima lettrice. Scrivere per me, comunque, rimane un dono, così un giorno, trovando per caso il bando di questo concorso, decisi di dar voce ad alcuni pensieri.
Ogni scritto è, in modo più o meno accentuato o percettibile, parte di colui che lo ha steso sulla carta e gli ha dato vita con un nero inchiostro. Poi, una volta completato, l’autore ne perde ogni proprietà. Lo lascia libero di volare lontano e portare emozioni, pensieri, riflessioni.
Esprimersi rende liberi, liberi di pensare ed agire.
In questo uggioso e triste pomeriggio autunnale, la pioggia cade incessantemente, cerco di parlare con me stessa. Molti sono i problemi che affliggono la mia vita, molti sono i desideri irrealizzati, molte le gioie date dai piccoli gesti.
Proprio nella settimana appena conclusasi, mi recavo in Avis per donare.
Ogni semestre, al consueto messaggio di richiamo, mi reco nella sede provinciale della mia città, Brescia.
Sono donatrice ormai da quasi sette anni e immancabilmente, quando apro il mio documento personale di socio effettivo, mi chiedo perché non ho iniziato prima.
A chi mi dice che sono brava, non posso non rispondere che non lo sono affatto. Anzi potrei fare di più. Molto di più.
La mia donazione è assolutamente un atto egoistico, mi fa stare bene, mi rasserena, non lo faccio per gli altri, paradossalmente, lo faccio solo per me.
Ogni volta che mi sdraio su quella bianca e comoda poltrona, dietro la quale l’acqua zampilla gioiosa e incessante, mentre mi privo di una parte di me, sembra nello stesso momento che dall’interno mi siano iniettati benessere, quiete, leggerezza.
Porto sempre un libro per compagnia, pensando di aver bisogno di impegnare il tempo di attesa, immancabilmente non leggo mai una sola riga. Io non penso, mi estraneo, la mia mente riposa, è talmente strano descrivere la sensazione. E’ come un piacevole vuoto temporale, un’assoluta parentesi di distacco del percettibile, che vorrei potesse durare per ore. Il mio grande desiderio (e lo dico a chiare lettere, nella speranza che il mio elaborato venga pubblicato e pertanto letto anche dai sanitari impegnati) è poter completare questo stato di benessere chiudendo gli occhi. Infatti, sotto lo sguardo attento e accorto di medici e infermieri, non appena gli occhi si socchiudono, s’avvicinano e subito fanno quella abituale e solita domanda “tutto bene? “ che rompe e frantuma definitivamente il sogno.
Molto spesso guardo quell’ago, che mi deruba del sangue. Scorre inarrestabile. Molto spesso quel grosso ago, che poi chiedo di coprire con una garzetta di un bianco stridente, si fa sentire.
So, in quel modo, di essere viva. Mi sento viva. So che quella piccola sacca di un rosso cupo, che continuamente è in movimento a fianco a me, volerà lontano e che porterà solo bene e speranza.
La Felicità è davvero l’unica cosa che si è davvero certi di avere unicamente quando la si è donata. Proprio per questo dono…per sentirmi felice.
Con questa mia prima fantomatica esperienza da scrittrice, vola il mio sincero monito: “A voi tutti, sani e sportivi, chiedo di regalare a voi stessi un’ora ogni tanto; proprio in quel tempo, farete all’altro, di qualsiasi colore di pelle, religione, età e ideologia, il regalo più bello. Potrete dare vita, felicità, speranza.
Ovunque arriverà la vostra goccia di sangue, là ci sarà un sorriso. Donare non costa nulla, è solo il più bel regalo che potrete fare a voi stessi, che scalda il nostro cuore e fa una carezza all’umanità. Ne abbiamo così bisogno in questo mondo strano e malato. Credetemi.”
Stella
33 anni
Amo scrivere. Amo lasciare un segno. Amo i piccoli gesti. Amo il potere delle parole e dei pensieri che provengono dal cuore. Oggi con questo concorso intendo lanciare un messaggio di solidarietà e di genuinità nei piccoli gesti che rendono felici e fanno bene al cuore. La Felicità è l'unico sentimento che si è certi di possedere solo quando lo si è donato. Doniamo per rendere felici. Doniamo per essere felici.
Altre prime volte
Sabry82, 33 anni
Io ero determinata a donare e mio padre, quasi a protezione, mi ha accompagnata...quella mattina di 14 anni fa doppia sorpresa: anche lui ha deciso di provarci! Qui siamo al nostro primo traguardo, ovviamente sempre insieme! L'emozione è stata tanta, orgogliosi l'uno dell'altro per aver cominciato e continuato questo percorso.
Sarah Maestri - Testimonial
La prima volta che ho ricevuto una trasfusione di sangue? Avevo due anni e mezzo. Ho dei bellissimi ricordi di quei momenti che hanno contrassegnato la mia infanzia, tra camici bianchi, esami e terapie per combattere una malattia emolitica.
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