LA PRIMA VOLTA IN OSPEDALE

Era il 1998, avevo 16 anni ed era da poco iniziato il secondo anno scolastico delle superiori; ero entusiasta di rincontrare i miei amici di scuola. Ero in splendida forma, andavo a correre e uscivo tutti i giorni con gli amici... una vita simile a quella dei miei coetanei, finché un giorno mia madre mi disse: " ti devo parlare". Il suono di quelle parole non faceva presagire niente di buono, ma non c'era bisogno di parlare, io avevo già capito tutto perché per mesi mi ero documentata tanto su una parola, fino a quel momento sconosciuta per me: LINFOMA NON HODGKIN. Mia madre mi disse che saremmo dovute andare in ospedale per fare una serie di analisi. Ci andammo e dopo qualche settimana arrivarono i risultati. Io stavo bene, fin troppo bene e così i medici decisero di ricoverarmi, sì...ero io quella che cercavano, in ottima salute e compatibile al 100% con mio fratello 22enne. Per circa due settimane non sono uscita di casa perché non potevo rischiare di ammalarmi o farmi male, dovevo essere sana. Ho fatto delle siringhe sottocute per aumentare la quantità di cellule staminale presenti nel mio sangue. Ero tranquilla nonostante non avessi idea di come sarebbe avvenuta questa donazione di midollo osseo. Parlai a lungo con il medico e mi disse che tutto sarebbe avvenuto in day hospital prelevando le cellule staminali del sangue periferico, cioè dalle braccia, simile ad una donazione di sangue, ma io ancora non avevo le idee ben chiare perché essendo minorenne non avevo mai fatto nemmeno una donazione di sangue. Mi ricoverai in una stanza adiacente a quella sterile in cui si trovava mio fratello. Ricordo benissimo la grande poltrona posizionata al centro della camera, era circondata da tanti macchinari con una fitta rete di tubicini, c’era anche un piccolo televisore spento e l’odore pungente dell’alcool. Ero sola, avrei tanto voluto accanto a me almeno uno dei miei genitori, ma non fu possibile, quello era un reparto diverso dagli altri, persino le visite ai pazienti erano limitatissime e per entrare bisognava indossare: camice , copricapo, copri scarpe e mascherina, il tutto sterile e monouso. Ecco come ebbe inizio la mia donazione: mi infilarono un ago nel braccio destro e uno nel sinistro, stetti sdraiata sulla poltrona per circa tre ore, il tempo non passava mai ed io ero immobile perché avevo il terrore che si spostassero gli aghi nelle mie braccia. Ad un certo punto iniziai ad avere difficoltà nel respirare e subito accorsero medici e infermieri, mi misurarono la pressione e decisero di sospendere la donazione. Il mio esile fisico, di quasi 50 Kg, era ormai stanco. Mi fu detto che la quantità di cellule staminali raccolte non era sufficiente per il trapianto e quindi il giorno dopo avrei dovuto effettuare un'altra donazione di cellule staminali. Pensai di tornare a casa e invece vollero tenermi sotto controllo ricoverandomi lì, nel reparto di ematologia presso il policlinico di Bari. Ero impreparata a quel ricovero, non avevo niente con me, né pigiama e né spazzolino … cercai di arrangiarmi come potevo, utilizzai persino il tubicino della flebo, che avevo appena terminato di fare, per legare i miei lunghi capelli; ancora oggi lo conservo come ricordo di quel mio primo ricovero in ospedale. Mi misero in stanza con due donne, una anziana e l'altra giovane, mamma da poco; entrambe vollero ascoltare la mia storia e poi mi raccontarono la loro. Mi dissero una frase che non dimenticherò mai: "finalmente vediamo qualcuno con tanti capelli che si ricovera nella nostra stanza". Passai la notte sveglia, erano troppi i pensieri e la paura di non farcela. La mattina seguente mi sdraiai nuovamente su quella poltrona e il tempo trascorse più velocemente del giorno prima. Terminai la donazione senza complicazioni e prima di andare via dall'ospedale volli salutare mio fratello. Lo vidi attraverso il vetro della stanza sterile: magrissimo, senza capelli e il colorito della pelle bianchissimo, era quasi irriconoscibile; mi sorrise e disse: "stai bene?". Nonostante lui stesse male continuava a preoccuparsi per me, ero la sua sorellina. Non so come abbia fatto a resistere per mesi in quella stanza tutta circondata da vetri. Era spoglia. C’era solo il letto, un comodino, un tavolino e una sedia. Tutto era bianco: le pareti, il pavimento, l’arredo e le lenzuola. Sembrava di essere in paradiso. Mio fratello non poteva avere con sé alcun oggetto personale. Lui volle avere a tutti i costi un libro universitario perché stava studiando per un esame e i medici glielo concessero, solo dopo averlo fatto passare attraverso un forno sterilizzatore, ovviamente si deformò tutto ma a lui non importava. Molte persone in quelle condizioni si sarebbero lasciate andare, invece mio fratello aveva una grinta enorme e credeva nel futuro, infatti volle terminare il suo ultimo anno di università e non si accontentava di superare gli esami con voti bassi, lui studiava tantissimo nonostante non aveva più nemmeno la forza per stare in piedi. Guardai negli occhi mio fratello, avvicinai la mano al vetro e lui fece lo stesso, come se volesse toccarmi e mi resi conto che mai come quel giorno sarei stata così felice: gli stavo donando la vita.

Finalista
LA PRIMA VOLTA IN OSPEDALE
Taniamag
32 anni

Era il 1998, avevo 16 anni, stavo bene, fin troppo bene e così i medici decisero di ricoverarmi, sì...ero io quella che cercavano!

#LaPrimaVolta #AVIS

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Altre prime volte

Finalista

L'umore non era dei migliori quel giorno. Il sole bruciava le case e faceva fumare le strade d'asfalto nero, ma io ero costretto come ogni mattina a presentarmi ...Leggi tutto

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Ignazio Sardo, 27 anni

#LaPrimaVolta #figli #Amore #speranza #lavoro

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Due prime volte è meglio di una!
Due prime volte è meglio di una!
Sabry82, 33 anni

Io ero determinata a donare e mio padre, quasi a protezione, mi ha accompagnata...quella mattina di 14 anni fa doppia sorpresa: anche lui ha deciso di provarci! Qui siamo al nostro primo traguardo, ovviamente sempre insieme! L'emozione è stata tanta, orgogliosi l'uno dell'altro per aver cominciato e continuato questo percorso.

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Sarah Maestri per Avis e #LaPrimaVolta
Sarah Maestri per Avis e #LaPrimaVolta
Sarah Maestri - Testimonial

La prima volta che ho ricevuto una trasfusione di sangue? Avevo due anni e mezzo. Ho dei bellissimi ricordi di quei momenti che hanno contrassegnato la mia infanzia, tra camici bianchi, esami e terapie per combattere una malattia emolitica.

#LaPrimaVolta #donazione #AVIS #sangue #AvisNazionale #SarahMaestri

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