Prime volte che lacerano dentro. Prime volte che fanno rinascere.

La magia del primo amore, la nota di paura e di insicurezza che avevo addosso l’ho divisa con lui. Si, perché da sola non ce l’avrei proprio fatta.
Era tutto troppo per me, abituata a non essere abbastanza.
Tutte le sicurezze che mi sono state date nell’educazione ricevuta da mamma e papà, sono scomparse giorno dopo giorno nel periodo scolastico.
Ne parlano ai giornali del bullismo, della violenza ma solo chi si sente colpire sa che vuol dire.
Ve lo immaginate il primo giorno di scuola elementare? Grembiule, zaino nuovo, amici nuovi... insomma un mondo nuovo. Per me quel mondo fu l’inferno già dal primo passo verso l’aula. Per la prima volta mi sentivo pugnalata dagli sguardi, tuttora senza capirne il motivo.
Ero come gli altri, una bambina incosciente del futuro, coi capelli color mogano talmente ricci da non poter essere pettinati, eppure secondo loro non meritavo quell’amore alla base dell’amicizia.
Con l’innocente speranza che solo i bambini sanno avere, provai a deglutire questo disagio.
Nemmeno le maestre mi considerarono abbastanza. Ogni mio piccolo errore era ripreso e fatto notare a tutta la classe. Potete immaginare come la vergogna mi mangiasse ogni volta.
Tutto poi si ruppe ancora. Il primo schiaffo. Il primo calcio. Il primo pugno. Ad essi ovviamente ne seguirono altri, però fidatevi, qualsiasi tipo di violenza ricevessi era come un nuovo dolore.
Tutto ritornava alla mente e tutto feriva ancora.
Ci si adatta a tutto, forse mi sono adattata pure io a essere un bersaglio. E dentro me? Tutto frullava. Rabbia. Dolore. Ansia. Paura. Tristezza. Smarrimento. Sono forse emozioni che merita di provare una bimba di sei anni?
Tutto era uguale anche fuori da scuola. A catechismo, per esempio. Non ebbi vita facile nemmeno li. Chi mi ha picchiata per cinque interminabili e odiosi anni me lo ritrovai pure nel mio percorso di fede. Persi anche quello grazie a loro. Persi qualunque cosa, persi me stessa.
Le cicatrici, vi assicuro ci sono anche oggigiorno, perché quando mi lascio sommergere dai ricordi, le lacrime scendono ancora a rigare il mio viso.
Sapete quanto attualmente io sia insicura grazie a loro? Quanto ci metterò a tornare come prima? Come anni fa? Non lo so ancora. Posso dirvi che lotto ogni minuto per ricostruire quella “me” andata distrutta.
Vi dirò che questo mi è però servito. Se non avessi sofferto così tanto ora, non capirei i dolori altrui. Adesso riesco a far crollare il muro tra me e chi ha bisogno di me. So come pormi, so come dar coraggio ma soprattutto, so ascoltare.
Da tre anni sono volontaria di Croce Rossa e li conobbi lui. Lui che per me ha sempre le parole giuste e lui che mi sta aiutando in questo difficile percorso. Con lui e grazie a lui ho fatto cose che ritenevo impossibili. Con lui al mio fianco ho fatto la mia prima donazione AVIS, il venticinque agosto. Non vi posso descrivere quanto bene io, nel mio piccolo, mi sia sentita.
Ormai poco mi importa di ricevere qualcosa in cambio, l’unica cosa che voglio è far star bene gli altri ed evitare che qualcuno viva quello che ho vissuto io. Sarà impossibile “salvare” tutti ne sono conscia, ma uno è sempre meglio di nessuno ed è sempre una grande vittoria.
Lui ora è partito. Ha intrapreso la sua dura strada in salita verso il reparto di addestramento dell’Esercito Italiano. 153 chilometri ci separano. Pochi geograficamente ma abbastanza per farmi scrollare un altro punto di stabilità. Ci siamo promessi di non perderci. Non possiamo, ho ricevuto così tanto dalla sua persona.
Il primo giorno senza lui è stato un tormento. Per la prima volta ho sentito la sua voce rotta dal pianto, ma che da uomo ha cercato di non far notare. Ha perso anche lui la sua routine , si è trovato spiazzato. Distante dai miei abbracci.
Giro le pagine della mia vita: un libro che pian piano sta diventando a colori.
Ho imparato a sfogare le mie emozioni sulla carta. Amo scrivere per me in primo luogo. Provo a scrivere anche per altri che, come me, hanno veduto frantumarsi il proprio io interiore, per i motivi più diversi. Ogni parola stesa mi dà coraggio e svuota la tensione.
Ricordate che, non tutte le prime volte portano con sé retroscena positivi. Siamo noi che dobbiamo far fruttare quelle esperienze in gesti e sorrisi, capaci solo di lasciare un poc' di forza negli altri. Non è un cambiamento che avviene dall’oggi al domani, fidatevi. Tutto il buono che riuscirete a dare, sarà il risultato di un vostro lavoro interiore che inizierete o per vostra forza d’animo, o perché il destino vi pone qualche tesoro che vi aprirà gli occhi.
Il mio tesoro è lui che vive in me ogni singolo secondo e che non abbandonerò mai, ma soprattutto che amerò ogni giorno come il primo giorno e che guarderò ogni volta come la prima volta.

Prime volte che lacerano dentro. Prime volte che fanno rinascere.
Xcs
18 anni

Non tutte le prime volte sono facili. Ci sono prime volte che ti lacerano dentro, altre che non dipendono da te, ma che ti lasciano anche la voglia di cambiare, di emergere ancora, di svuotare i polmoni dall’aria cattiva per regalare ad altri ciò che il destino per te non ha voluto. Rispetto e amore, in qualsiasi forma essi si presentino, vanno dati ogni volta come la prima volta ad ogni uomo. E' il racconto della parte di vita che mi ha cambiata agli estremi: dal buio alla luce.

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Io ero determinata a donare e mio padre, quasi a protezione, mi ha accompagnata...quella mattina di 14 anni fa doppia sorpresa: anche lui ha deciso di provarci! Qui siamo al nostro primo traguardo, ovviamente sempre insieme! L'emozione è stata tanta, orgogliosi l'uno dell'altro per aver cominciato e continuato questo percorso.

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La prima volta che ho ricevuto una trasfusione di sangue? Avevo due anni e mezzo. Ho dei bellissimi ricordi di quei momenti che hanno contrassegnato la mia infanzia, tra camici bianchi, esami e terapie per combattere una malattia emolitica.

#LaPrimaVolta #donazione #AVIS #sangue #AvisNazionale #SarahMaestri

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