La mia seconda prima faccia

A quattordici anni si è al centro del proprio mondo. Si vede il proprio corpo che cambia, la propria vita che va avanti come un treno.
Ed eccomi qui, liceo scientifico dei fighetti della città e tutto il resto, persona normale niente di citabile o rilevante. Fino a quel giorno di merda.
Stavo andando ad una lezione di latino, di quelle che si prendono al pomeriggio per recuperare uno di quei dannati debiti che si prendono per pigrizia. Da brava allieva addormentata mi ero presa uno zero una volta che mi ha rovinato tutto l'anno per quella materia.
Una giornata normale, direi: vai sulla strada provinciale, prendi la corriera, ti siedi, logicamente tuo padre ti telefona per vedere se ti sei persa.
Ma quella volta non è stata normale: la corriera ha sbandato e io, piegata in avanti per prendere il telefono sono caduta a terra e mi son rotta naso e zigomo. Me l'han raccontata, io non ricordo niente.
Ma ricordo tutti i casini che ci son stati dopo: una caduta sempre più grande verso un disastro sempre più forte. Quando non ti vedi più allo specchio perdi te stessa e anche gli altri lo vedono.
Sono finita vittima di bullismo, un bullismo talmente sottile che nemmeno chi mi circondava lo vedeva: nella foto appesa in classe mi avevano coperto il viso col bianchetto.
Ci vogliono anni per abituarsi ad un naso ondeggiante come le strade che portano in montagna. E nemmeno portare gli occhiali con un naso del genere è tanto facile! Li metti sul naso e loro stan lì, storti come una discesa di quelle che fai in bici senza mani, credendo di volare. Ti abitui a guardare le persone tenendo lo sguardo basso per sminuire quel difetto che la vista non perfetta accentua in modo dannatamente evidente e questo ti fa credere di essere bassa, inferiore, di farti accettare tutto perchè non ti meriti niente.
Fino al 2012.
Laurea in lettere moderne quasi finita, 5 interventi fatti (tutti funzionali e tutti in periodo universitario per non perdere giorni al liceo): pensavo ormai di aver imparato a vivere.
17 dicembre 2012: sono finita sotto i ferri per l'intervento più grosso, una rinosettoplastica funzionale ed estetica di cinque ore ininterrotte. L'anestesista era nevrastenico, parlava più di me mentre mi metteva di fianco due grosse sacche rosse con l'etichetta dolcemente familiare "zero più" ben in vista. Voleva evitare che ricadessi nello stesso modo in cui sono caduta quando mi han tolto un pezzetto di osso vagante nella guancia. Il sangue questa volta non è servito ma, mettiamola così, l'han riciclato la volta dopo per mia solenne sfortuna. Credo di dover offrire qualcosa in più di un caffè alla persona che mi ha dato quella sacca.
Mi son laureata poi con l'88 in una sessione "privata" (senza pubblico perchè ero blu in un'aula separata dalla sessione ordinaria) con la commissione che gentilmente si è spostata per agevolarmi.
Ma ero nuova, avevo una faccia nuova e una vita nuova.
il 30 gennaio 2013 è stata la prima volta che, nonostante tutto, ho guardato la gente che mi parlava dritta, non dal basso.
Con la mia nuova faccia sono cambiata pure io.

Con la mia nuova faccia mi è parso di cambiare il mondo, il mio mondo.

Mi son messa a dieta. Ebbene si: io, mangiona cronicizzata grazie ad un nuovo naso ho perso tanti tanti chiletti.
Mi sono innamorata, ho preso un colpo di fulmine pazzesco che non avrei creduto mai "prima". Quando non ti vedi bella non pensi di poter essere amata. Si lo so, i colpi di fulmine poi passano e fanno schifo ma sono belli lo stesso. Sono un turbine che ti fa volare in cielo e sentirti libera e speciale. E tanto bella
Ho tirato un cazzottone sul brutto muso della persona che mi aveva sbianchettato la faccia al liceo. Lo so che non si deve fare ma l'ho fatto: i bulli non devono mai vincere su nessuno, sono solo della feccia che sfrutta la fragilità umana e che merita di essere trattata male se non peggio. L'ho capito tardi e a mie spese.
Ho imparato a convivere col dolore post incidente e a riderci su. Si può ridere sul male senza abbattersi ma rendendolo parte della vita. Non si deve essere vittime o vittimizzati. Si può essere semplicemente cresciuti in modo diverso dagli altri, con più coraggio o più ironia

Ma, molto più semplicemente ho imparato a crescere da donna troppo tardi.
Ho imparato a dire no troppo tardi, a farmi capire troppo tardi.
Ho imparato a dire "questa sono io troppo tardi".

Ma ho avuto, per fortuna, la mia prima volta in cui mi son sentita veramente io.

La mia seconda prima faccia
Alessandra Chesani

La mia prima volta? Un po' più stravagante di altre direi, meno romantica di un figlio o di un primo bacio ma molto, molto più terrena.

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La prima volta che ho ricevuto una trasfusione di sangue? Avevo due anni e mezzo. Ho dei bellissimi ricordi di quei momenti che hanno contrassegnato la mia infanzia, tra camici bianchi, esami e terapie per combattere una malattia emolitica.

#LaPrimaVolta #donazione #AVIS #sangue #AvisNazionale #SarahMaestri

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