L'umore non era dei migliori quel giorno. Il sole bruciava le case e faceva fumare le strade d'asfalto nero, ma io ero costretto come ogni mattina a presentarmi ...Leggi tutto
Come un salto nel vuoto
E’ il 2007, hai ventidue anni e da quasi un anno sei andata a convivere col tuo ragazzo a Ceprano, un paesino a circa cento chilometri da Roma. Si trattava di una storia a distanza: lui Piemonte, tu Calabria. Una distanza durata cinque anni e conclusa in quella casa che sembrava il traguardo di mille sacrifici. All’inizio stavate bene, eravate felici e non avevate mai provato la sensazione di stare insieme per così tanto tempo. Era piacevole, emozionante, il sogno di tutta una vita che, finalmente eravate riusciti a coronare. Ma a quell’età, si tende a fare tutto troppo in fretta, senza riflettere bene, saltando passaggi importanti e fondamentali per crescere.
Infatti, pian piano, ti sei ritrovata a frequentare sempre meno l’università per la quale avevi fatto tanti sacrifici. Eri riuscita a convincere i tuoi a mandarti così lontana da casa e ce l’avevi fatta, premendo sul fatto che avresti trovato più facilmente un lavoro e che, comunque, avresti potuto contare anche sull’aiuto di amici e parenti che vivevano lì. Avevi iniziato con grande entusiasmo da circa un paio d’anni, superando alla grande una decina di esami. Ti eri anche iscritta ad una scuola di Fumetto perché adori disegnare e non ti facevi nessun problema a prendere la metropolitana nell’orario di punta, pur di arrivare sempre puntuale in Piazza del Popolo. Oltre alle tue amiche di sempre, quelle storiche del liceo, ti eri creata una piccola cerchia di amici e colleghi di corso con i quali spesso vi riunivate, restando a chiacchierare nel parco sotto casa fino alle tre di notte, dopo essere andati a prendere una brioche e una birra dal “cornettaro” notturno di Via Tuscolana. Persone che però, ultimamente, riesci a vedere sempre meno. Non hai più il tempo per andare a Roma, più di cento chilometri ti dividono dalla capitale e tu sei troppo occupata a dedicarti alla nuova e grande casa che avete preso in affitto e al gatto, tanto desiderato da entrambi, ma di cui ti occupi da sola, così come tutto il resto. Anche con lui le cose, col tempo, cambiano: la distanza che vi separava non ti ha permesso di conoscerlo davvero come avresti creduto. Videogiochi, computer, disordine per casa è tutto quello che riesce a fare. E poi ci sono i tuoi che, nonostante siano ancora in Calabria, quindi ancora ben lontani da te, cominciano a farti pressione con la storia del matrimonio e con l’idea di volersi trasferire lì. Le volte in cui vengono a trovarti, si prendono la libertà di cercarti una casa in cui andare a vivere PER SEMPRE, tutti insieme: loro un appartamento sotto e voi sopra. Ne sono così convinti che non hai neanche il coraggio di provare a contraddirli, non vuoi far loro un torto perché sono comunque i tuoi genitori, non vuoi mortificarli dicendo che magari per te è ancora un po’ troppo presto per una simile decisione. Un matrimonio è un passo importante e solo ora cominci a conoscere davvero il tuo ragazzo. Ma pare che a loro non interessi poi così tanto, come se tutto fosse già stato deciso e in un attimo non sei più padrona della tua vita. Ormai fai la casalinga a tempo pieno, ma hai solo ventidue anni e finalmente, un giorno capisci che non può già finire così.
Qualcosa deve cambiare, provi prima a parlarne con lui, più volte gli fai capire che la situazione non può andare avanti in quel modo, che non ti senti più come prima, ma sembra tutto inutile, è come parlare ad un muro ed arrivi alla conclusione che l’unica persona che possa aiutarti davvero, sei tu. Ormai hai mollato completamente l’università, non senti più nessuno dei tuoi amici. Di tanto in tanto, solo per provare a staccare la spina, ti rifugi a casa delle tue storiche amiche, in cerca di ospitalità per qualche giorno, anche se sai che prima o poi dovrai tornare. Sono i momenti più belli che ricordi di quel periodo, momenti di lunghe chiacchierate e spensierate risate. Cerchi di rimandare il rientro il più possibile, fai finta di preparare la valigia, ma sai già che ti fermerai ancora un giorno in più.
Quando rientri, ti aspetta una casa sporchissima, una montagna di piatti da lavare, cartacce di merendine e patatine sparse per la casa e la tua gatta che ti guarda con gli occhioni dolci e pieni d’affetto: l’unica consolazione che hai. Così provi a cercarti un lavoro pensando che, forse, qualche distrazione da quella casa, possa essere una cosa positiva. Ma non riesci a trovare niente, in un paesino così piccolo e senza nessun tipo di esperienza, è praticamente impossibile. Non ne puoi veramente più, ormai ti manca l’aria e la voglia di fare qualsiasi cosa. Senza accorgertene, stai inevitabilmente entrando nel tunnel della depressione, ma finalmente un giorno decidi che è giunto il momento di cambiare totalmente e drasticamente ogni cosa. Hai messo da parte un po’ di soldi; quelli che, di tanto in tanto, ti mandano i tuoi ed inizi a pensare che sei quasi pronta per partire verso un nuovo capitolo della tua vita. E’ febbraio, i giorni intorno a San Valentino, quando decidi di andare da sola a Verona. Non hai detto niente a nessuno, tutti sanno che sei a Pistoia da un’amica, che ovviamente conosce la verità e ti regge il gioco. Hai scelto questa città perché te ne sei innamorata dalla prima volta in cui sei stata con i tuoi, quando avevi quattordici anni. Le antiche mura, il fiume, i ponti e la leggenda di “Romeo e Giulietta”, era stato subito amore a prima vista e ti eri ripromessa che un giorno ci saresti tornata. Anzi, addirittura che prima o poi, ci saresti andata a vivere. E quel momento sembra essere quasi arrivato, anche prima del previsto.
La prima volta, sei rimasta solo per un fine settimana. Hai provato a fare un sopralluogo, a farti un’idea, ancora lontana, di come sarebbe stato vivere lì. Hai pochissima fiducia in te stessa e sei ancora poco convinta di riuscire a realizzare il tuo sogno. Passa un po’ di tempo, circa un paio di settimane in cui inizi a mettere via la tua roba e preparare scatoloni, accennando al tuo ragazzo l’ipotesi di un tuo “provvisorio” trasferimento in cerca di un lavoro. A lui la cosa sembra importare relativamente, è troppo intento a giocare al computer e sei convinta che non abbia ascoltato neppure una parola di ciò che gli hai detto. Verso i primi di Marzo, torni a Verona, sempre per pochi giorni, ma questa volta sei intenzionata a trovare almeno un alloggio. Vai all’università, l’unico posto in cui sei sicura di trovare annunci di vario genere. Hai poco tempo per cercare, ma riesci a concentrare tutti gli appuntamenti a distanza di poche ore. Non ti era mai successo di dover girare, da sola, in cerca di una stanza. A Roma era stato tutto diverso: tuo padre aveva contattato degli amici che affittavano un monolocale al piano sopra di loro e in pochissimo tempo, senza neanche guardarlo prima, abitavi lì. Ma questa volta, sai che dovrai cavartela da sola.
Finalmente, il giorno prima di rientrare, trovi una camera in affitto. Non è il massimo e, conoscendo poco la città, non sai esattamente se la posizione sia delle migliori, ma il prezzo è accessibile e poi pensi che una volta lì, magari con calma, riuscirai a trovare qualcos’altro. I tuoi non sanno ancora nulla, non li vedi da un po’ di mesi e ritieni che sia inutile “allarmarli” su quello che sta succedendo. In più, vuoi essere condizionata il meno possibile. Già il tuo ragazzo, al quale hai dovuto necessariamente dire come stanno le cose, inizia a farti pressione sul fatto che probabilmente non ce la farai e presto tornerai a Roma con la coda tra le gambe.
Ma ormai hai dato la caparra per la camera, non è più tempo di ripensamenti. E così, a fine Marzo del 2008 arrivi in quella città che ti ha sempre affascinata. E’ la prima volta che fai una cosa del genere, non puoi più contare sull’appoggio di amici e parenti; ora sei completamente sola. Tu e la tua nuova vita da scoprire. Hai paura, soprattutto perché non hai mai lavorato e non sapresti neppure da dove cominciare. Hai soldi a sufficienza per sopravvivere per un mese, forse due, ma poi? Ti domandi che succederà se non dovessi riuscire a trovare nulla. Tornerai a Roma, chiedendo scusa e riprendendo le tue vecchie abitudini? No, non può e non deve succedere. Hai un tetto dove ripararti, puoi permetterti di comprarti qualcosa da mangiare, ora non resta che rimboccarsi le maniche e trovare un lavoro. Passano un paio di settimane in cui non hai smesso un secondo di cercare e finalmente una mattina di Aprile, a pochi giorni dal tuo compleanno, giunge una telefonata da un’agenzia interinale.
Si tratta di un lavoro semplice, come Promoter, ma tu hai solo una vaga idea di cosa voglia dire. L’appuntamento è fissato per il pomeriggio, è il tuo primo colloquio e hai il cuore a mille: un’altra prima volta in così poco tempo. Ti vesti bene, ti trucchi un po’ e affronti la pioggia che non smette di cadere da un paio di giorni. Sei così tesa che arrivi in largo anticipo e non hai la minima idea di cosa dire o come comportarti. Ma alla fine va tutto bene: trovare un lavoro al primo colloquio della tua vita, non può che essere un segno positivo. Comincerai dopo pochi giorni, giusto il tempo di andare a firmare il contratto e trovarti delle scarpe ed una giacca elegante: requisiti essenziali per questo tipo di lavoro. Ed ecco, la tua ennesima ed emozionante prima volta. Finalmente ti decidi a dirlo ai tuoi, volevi esserne completamente convinta prima di comunicare che non vivi più a Roma, che sei tornata single, ma che hai una nuova e bellissima vita. Da quel momento, tutto comincia ad andare per il verso giusto e sei sempre più convinta di aver fatto la migliore scelta che potessi fare per te stessa.
Ora, a distanza di sette anni, sei ancora a Verona e non ti sei pentita neanche per un momento di quelle prime volte che ti hanno rinforzata così tanto sotto ogni aspetto. Hai cambiato lavoro più volte, hai riso, pianto, ti sei arrabbiata, ma non sei più caduta nella routine di una vita apatica e senza obiettivi. Hai fatto nuove esperienze, conosciuto validi amici e soprattutto, hai trovato l’amore.
Hai avuto paura, tanta paura di non farcela, ma ti sei armata di coraggio e sei riuscita ad affrontare le tue prime volte da sola e a testa alta. Prime volte importanti che tu stessa hai voluto che accadessero e di cui ora ne vai fiera.
Meg
30 anni
Paura. Era tutto ciò che avevi prima di fare quel salto nel vuoto. Cambiare città, cambiare completamente vita. Lasciarsi tutto alle spalle e passare dalla stabilità all’incertezza. Rischiare di cadere e tornare sui tuoi passi con la coda tra le gambe o provare a voltare pagina e ricominciare a vivere. Ma la paura genera coraggio ed è quando stai per toccare il fondo che cominci a capire che puoi solo trovare la forza per riemergere dall’abisso.
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Sarah Maestri - Testimonial
La prima volta che ho ricevuto una trasfusione di sangue? Avevo due anni e mezzo. Ho dei bellissimi ricordi di quei momenti che hanno contrassegnato la mia infanzia, tra camici bianchi, esami e terapie per combattere una malattia emolitica.
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