La favola di Vampirosso.L’associazione fa la forza.



Vampirosso si sveglia per l’ennesima volta con un crampo allo stomaco. Vampiro o umano non fa molta differenza: ad una certa ora della notte gli viene una gran fame. Dà un occhiata all’orologio da polso, è ancora presto per recarsi al centro trasfusionale. Si alza dal letto e si reca nella cucina della sua nuova casa. Apre la credenza, prende il cartone del succo d’arancia ed un pacco di biscotti secchi ed inizia lo spuntino. In frigorifero ci sono gli avanzi della frittata del giorno prima ma tra poche ore deve fare una donazione di sangue quindi è meglio non esagerare.
In ogni caso sia il succo che i biscotti finiscono rapidamente.
“È facile nutrirsi per un essere umano” riflette Vampirosso “Non serve dissanguare nessuno, basta aprire la credenza”.
Ritorna a letto e s’infila sotto le coperte, con il copriletto che gli nasconde interamente la testa. “Non me li ricordavo così comodi questi giacigli” continua a riflettere. “Forse perché quando ero umano io non c’erano i materassi anatomici”.
Si fa giorno. Canta il gallo. Vampirosso guarda nuovamente l’orologio da polso. Adesso è veramente ora di alzarsi. Va in bagno e si lava la faccia davanti allo specchio. Per un istante indugia sui suoi nuovi lineamenti. Non si è ancora abituato alla nuova fisionomia ed al colorito roseo della pelle. Termina di prepararsi, s’infila il cappotto e si mette in macchina.
Giunge al parcheggio dell’ospedale quasi deserto. Varca l’ingresso e saluta il medico di guardia che sta per smontare dal turno di notte, senza riuscire a nascondere un sogghigno.
È presto e ci sono ancora pochi donatori.
“Bene”. Pensa. “Non ci sarà molto da aspettare”. Lo accolgono gli informatori associativi dell’AVIS che gli porgono il questionario da compilare. È la sua prima donazione, anche se in realtà qualche giorno prima ha donato il suo sangue a tutto l’ospedale. Per gli umani il suo nome è Sign. Vittorio - come il fondatore dell’AVIS Formentano - Rosso. Compila le generalità e l’infermiera gli preleva un campione di sangue dal polpastrello per verificare che il valore di ferro sia nei limiti consentiti per la donazione di sangue intero. Il risultato è positivo e si accomoda sul lettino. L’ago gli penetra il braccio con dolcezza ed il sangue inizia a defluire nella sacca.
“Chissà se quando mordevo le mie vittime i miei denti facevano lo stesso effetto” pensa divertito.
Si rilassa sul lettino con la pallina di gomma in mano, ogni tanto la strizza per aumentare la pressione mentre guarda il macchinario. Nonostante abbia già visto all’opera il sistema di prelievo del sangue è affascinato, non riesce a staccarvi gli occhi di dosso.
Nella stanza aleggia l’odore del sangue dei donatori, riesce a percepirlo anche da essere umano, sebbene non gli faccia più nessun effetto.
Ad un certo punto percepisce un altro odore, più intenso, più metallico.
“Non ci sono dubbi” pensa allarmato. “Questo è sangue di vampiro”.
Senza farsi accorgere ispeziona la stanza con lo sguardo. Guarda i pazienti sui lettini, gli infermieri e gli informatori associativi dell’AVIS. Nessuna traccia di vampiri. Dopo qualche minuto la donazione di sangue intero termina, 450 millilitri. L’infermiera toglie delicatamente l’ago e tampona il braccio con il cotone. Vampirosso la scruta. Colorito roseo, dentatura normale, odore umano. Non è una vampira.
L’infermiera gli porge un bicchiere d’acqua e lo fa sedere. Vampirosso si alza e si accomoda nella sala d’aspetto. Apre una confezione di cioccolata ed inizia a mangiare per recuperare le forze. L’infermiera gli chiede se fa parte di qualche associazione, lui scuote il capo e continua a perlustrare i locali intorno a lui con lo sguardo, ancora nessun vampiro. Esce pensieroso dal centro trasfusionale. All’ingresso ci sono volontari dell’AVIS con uno stand informativo. Gli porgono dei volantini, delle penne ed un fischietto come gadget. Prende ogni cosa e sale in macchina.
Torna a casa e si siede alla scrivania a riflettere sull’accaduto.
Cala la notte. Vampirosso indossa il cappotto e si dirige verso l’ospedale in auto: vuole vederci chiaro.
Il parcheggio è deserto a quell’ora e per non dare nell’occhio decide di parcheggiare dietro ad alcune siepi e di fare un tratto a piedi. Il freddo è pungente ma Vampirosso si sente a suo agio: i suoi sensi di notte sono più sviluppati, retaggio della sua vita precedente.
A passo veloce raggiunge l’ospedale. Questa volta però non può schioccare le dita e passare. Ha bisogno di aiuto.
“Argentato, mi senti?” sussurra. All’improvviso al suo fianco si materializza il grosso lupo fantasma di Vampirace. “Argentato” ripete. “Tu sarai i miei occhi”.
Il lupo scompare ed entra nell’ospedale passando attraverso la porta principale senza essere notato. Il medico di base sta russando su una seggiola.
“Ci risiamo” mormora Vampirosso.
Argentato entra nel centro trasfusionale. Le frigo emoteche contenenti le sacche di sangue sono state completamente ripulite.
“Maledizione” impreca sottovoce Vampirosso. “Qualcuno deve aver seguito la mia idea”.
“Argentato, scendi all’obitorio” il pensiero di Vampirosso raggiunge il lupo.
Argentato scende le scale. Si sentono dei rumori ovattati. Il lupo fantasma passa attraverso la porta chiusa dell’obitorio e li vede. Ci sono diversi vampiri seduti al tavolo nel centro della sala che stanno gozzovigliando. Hanno stappato le sacche ed hanno vuotato il contenuto in un cratere da cui attingono senza sosta con dei calici.
“Li conosco. Sono feccia. Ladri e assassini della peggior risma”. impreca irritato Vampirosso che assiste alla scena attraverso gli occhi del lupo.
“Lestofanti, hanno seguito la mia idea”. Continua ad imprecare sottovoce Vampirosso.
“Bravo Argentato, torna indietro”. Comunica mentalmente.
Il lupo ritorna sui suoi passi e ricompare, ubbidiente.
“Grazie Argentato, puoi andare adesso”. Vampirosso accarezza il muso del lupo che contraccambia il gesto dandogli un colpetto sulla mano, dopodiché si smaterializza.
Vampirosso sale in auto e ritorna a casa. Si mette a letto e comincia a riflettere.
“Questi vampiri mi hanno seguito durante le mie incursioni notturne, non c’è altra spiegazione. Sono io il responsabile. Maledizione. Per colpa mia hanno trovato una fonte inesauribile di sangue. I donatori continuano a donare, gli infermieri e gli avisini a raccogliere e loro se ne nutrono ogni notte. Devo rimediare”. Riflette infuriato.
Sorge il sole, canta il gallo. La notte ha portato consiglio.
Apre la finestra lasciando entrare i primi raggi del sole. “Che bella sensazione” pensa e si siede sulla poltrona vicino al davanzale per godere dell’influsso benefico del sole.
La giornata passa in fretta e cala la notte. Vampirosso indossa il cappotto ed esce di casa.
Si mette in macchina e guida verso l’ospedale. Parcheggia dietro le siepi e raggiunge la porta principale.
“Argentato” sussurra “Tocca a te”.
Subito compare il lupo che penetra nell’ospedale, supera il medico di guardia addormentato ed entra nel centro trasfusionale. Come l’altra notte le frigo emoteche sono state completamente svuotate.
Argentato scende in obitorio e penetra nella sala. I vampiri sono seduti attorno al tavolo e stanno facendo baldoria con le sacche di sangue rubate.
“Maledetti” pensa Vampirosso.” Adesso vi aggiusto io”.
“Argentato, apri la porta dell’ospedale”. Il pensiero raggiunge rapido Argentato.
Argentato risale le scale e con un ringhio infernale sveglia il medico di guardia che ruzzola dalla seggiola e scappa a gambe levate dalla porta principale.
Vampirosso guarda il poveruomo fuggire inseguito dal lupo ed entra dalla porta spalancata.
Raggiunge l’obitorio ed entra con calma nella sala.
Alla sua vista il gruppo si alza di scatto mostrando le zanne.
“Ma guardate chi c’è: il nostro ex compagno Vampirosso. Sei venuto per punirci, traditore della tua razza? Adesso sei un essere umano, debole ed indifeso, cosa pensi di fare da solo?” Ringhia il vampiro più grosso, il capo.
Vampirosso lo guarda dritto negli occhi senza dire niente.
“Comunque dobbiamo ringraziarti, grazie a te abbiamo trovato una fonte inesauribile di cibo. E noi non siamo schizzinosi come te che ti nutrivi solo dello 0 negativo, noi lo beviamo tutto. Alla faccia di questi stupidi avisini che continuano a raccoglierlo, ad accogliere i donatori ed a fare le ronde di notte!
Adesso aggiungeremo il tuo sangue come portata principe del nostro banchetto”. Sghignazza.
In un batter d’occhio i vampiri circondano Vampirosso e gli si stringono attorno.
Vampirosso non dice niente, continua a guardare il capo e sogghigna. Con un rapido gesto tira fuori dalla tasca il fischietto AVIS e vi soffia dentro con tutte le sue forze fino a diventare paonazzo. I vampiri si portano le mani alle orecchie e si rannicchiano al suolo. Il capo però non si fa sorprendere: con un balzo piomba su Vampirosso e gli sferra un potente pugno in faccia facendolo stramazzare a terra.
“Cosa pensavi di fare? “Gli mette il piede sul petto e lo schiaccia sul pavimento. “Sei solo, hai capito? E noi siamo tanti e forti.” Raglia.
“Oh no, ti sbagli, Rabbioso, non sono solo”. Sogghigna debolmente Vampirosso.
Per le scale si sente un gran rumore di passi. Le ronde avisine si sono svegliate ed accorrono verso la fonte del suono brandendo le torce.
I vampiri si rialzano e si dispongono in formazione, sicuri di avere la meglio in pochi istanti, mentre Rabbioso mantiene la presa su Vampirosso. Si gettano sugli avisini mirando al collo ma ogni volta che cercano di mordere loro la gola o squarciarne le carni con gli artigli vengono sbalzati all’indietro da una barriera invisibile.
“Forza, sbranateli” abbaia Rabbioso.
I vampiri si scagliano su di loro più e più volte ma gli avisini sono intoccabili. In breve tempo circondano i vampiri e li costringono al suolo con i fasci di luce delle torce.
Il capo non si capacita. È idrofobo.
“Dannazione, via di qui!” latra.
Lascia andare Vampirosso e con un possente battito di mani tutti gli avisini cadono addormentati. Uno dopo l’altro i vampiri si riprendono e spariscono con uno schiocco di dita, lasciando il sangue rubato sul tavolo.
“Molto bene” sogghigna Vampirosso. Si alza dolorante e con passo malfermo esce dall’ospedale, sale in auto e si dirige a casa. Mentre supera lo stabile scorge la figura del medico aggrappato ad un albero.
La luna è alta nel cielo ed in lontananza gli sembra di scorgere una sagoma nera a lui ben nota che veglia su di lui.

È passata una settimana da quella notte. Vampirosso è a letto ma non riesce a dormire: la mandibola è ancora gonfia e gli fa male. Deve applicare il ghiaccio ogni tre ore.
Argentato è in ospedale a fare la ronda, come ogni notte, ma i vampiri non si sono più presentati.
“Probabilmente sono confusi, o spaventati. Che io sappia niente è mai riuscito a respingere un vampiro in quel modo. Croci, teste d’aglio, acqua santa. Niente. Si sentono vulnerabili”. Riflette Vampirosso.
Va in cucina, scalda il passato di verdura avanzato ed inizia a sorseggiarlo con il cucchiaio. “Come vorrei poter mangiare una bella bistecca con le patate”. Pensa con una vena di tristezza.
Guarda il fischietto rosso con la scritta AVIS. È attaccato alle chiavi di casa, sul gancetto vicino alla credenza.
Continua a sorseggiare la minestra finché non la finisce.
“I piatti li lavo domani”. Pensa.
Torna a letto, non si sente molto in forze e deve svegliarsi presto per lavorare. Ha aperto da poco un’agenzia investigativa ed utilizza lo studio come ufficio.
Le cose stanno andando bene, i primi clienti non hanno tardato a presentarsi ed ha fatto una buona impressione. “Se sapessero che sono un ex vampiro e possiedo un lupo fantasma…”. Sogghigna ed un’esplosione di dolore lo acceca.
“Probabilmente accorrerebbero a frotte “. Conclude, quando il dolore si placa. Questa volta si guarda bene dal sorridere.
Dopo qualche ora viene svegliato da un fruscio, i suoi sensi lo avvertono del pericolo. Un istante dopo il letto è circondato.
“Buonasera Vampirosso”. È il capo della banda con i suoi compari.
“Vogliamo sapere cos’è successo l’altra notte”. Bercia.
Vampirosso lo guarda dritto negli occhi.
“Siete scappati a gambe levate, mi pare. Dei ragazzi vi hanno messo in fuga con delle torce. Anche se effettivamente eravate già provati dal tremendo suono di un fischietto”. Lo schernisce.
“Non fare il furbo con me. Nottola, colpisci forte!”. Ruggisce rivolgendosi ad un vampiro basso e tarchiato.
Nottola si avvicina per sferrargli un pugno ma viene sbalzato contro la parete.
Gli altri lo guardano, stupefatti ed impauriti.
Vampirosso li guarda divertito.
“Maledizione, anche tu!”, abbaia il capo stringendo i pugni.
“Rabbioso, devi stare tranquillo o ti verrà un coccolone. Anche i vampiri muoiono d’infarto”. Continua a schernirlo Vampirosso.
Si alza con calma, i vampiri indietreggiano.
“Stanno tremando”. Nota con piacere Vampirosso.
Rabbioso si avvicina per ghermirlo ma viene sbalzato anche lui all’indietro, allora afferra un candelabro e glielo scaglia in testa. Inutile: viene colpito da una scossa elettrica e scagliato al suolo mentre Vampirosso rimane illeso.
Vampirosso è sempre più divertito. Gli altri vampiri schioccano le dita e scompaiono lasciando il capo da solo, bruciacchiato, sul pavimento.
Si avvicina a Rabbioso, gli porge la mano e lo fa alzare.
“Spargi la voce, servono donatori”. Gli sussurra.
Rabbioso inizia a sbavare ed a tremare, come preso da convulsioni. È furioso ma impotente.
Schiocca le dita e scompare.
Vampirosso tira fuori dal cassetto del comodino il suo nuovo tesserino AVIS e lo guarda. Vi è annotata la sua prima donazione ed il gruppo sanguigno, 0 negativo.
“Chi è solo, adesso?” Dice, applicando il ghiaccio sulla guancia.
Vampirace lo guarda dalla finestra aperta, soddisfatto.

Giuseppe Armenio

















La favola di Vampirosso.L’associazione fa la forza.
Giuseppe
30 anni

Buongiorno. Questa è la seconda parte de "La Favola di Vampirosso". Buona lettura.

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#LaPrimaVolta #figli #Amore #speranza #lavoro

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Due prime volte è meglio di una!
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Io ero determinata a donare e mio padre, quasi a protezione, mi ha accompagnata...quella mattina di 14 anni fa doppia sorpresa: anche lui ha deciso di provarci! Qui siamo al nostro primo traguardo, ovviamente sempre insieme! L'emozione è stata tanta, orgogliosi l'uno dell'altro per aver cominciato e continuato questo percorso.

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Sarah Maestri per Avis e #LaPrimaVolta
Sarah Maestri per Avis e #LaPrimaVolta
Sarah Maestri - Testimonial

La prima volta che ho ricevuto una trasfusione di sangue? Avevo due anni e mezzo. Ho dei bellissimi ricordi di quei momenti che hanno contrassegnato la mia infanzia, tra camici bianchi, esami e terapie per combattere una malattia emolitica.

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